Il buio. Quello della scenografia, che simboleggia quello della mente. Oggetti in chiaro: solo penne e libri come mezzi per uscire dal buio. Elevare la mente oltre le tenebre della sofferenza può essere possibile attraverso l'espressione scritta delle immagini di una vita di dolore, e la durezza delle circostanze più crudeli viene trasmessa e contestualizzata con la poesia.
Matta o soltanto scomoda? Ai posteri l'ardua (ma non tanto) risposta. Vero è che nell'immaginario collettivo i poeti sono tutti un po' matti, ed è acclarato che la poesia per definizione nasconde il seme della follia; ma questo seme quasi sempre si annida nei versi, e non sempre è facile scorgerlo, mentre a volte sfugge dalla pagina e migra verso la mente che ha partorito l'opera poetica e come un figlio ingrato la insidia e la consuma, come un anticorpo impazzito divora lo stesso corpo che lo ha generato. "I poeti lavorano nel buio / come falchi notturni od usignoli " scrive la Merini, e noi le crediamo, piangiamo per l'oscurità che la tormentava e gioiamo per il canto di usignolo malato che ci ammalia, ascoltiamo in silenzio il buio parlante della sua lirica e fuggiamo inseguiti dai falchi dell'ipocrisia e del perbenismo che ha confinato una mente lucidamente folle nel labirinto dei manicomi.
Questo è il messaggio che Viola Tatham ha voluto trasmettere con il reading dedicato ad Alda Merini che si è tenuto a I Matti a Napoli per promuovere una raccolta di fondi a favore di Vulcano, luogo di creatività e condivisione per eccellenza, in pericolo di vita a causa delle restrizioni imposte dalla LL alle land no-profit.
Non solo la Merini dell'amore e dell'emancipazione femminile, ma anche quella della pazzia, dello stupro, del manicomio e dell'elettrochock. In una alternanza di versi e prosa, senza introduzioni, senza titoli e senza retorica. Solo le sue parole a esprimere orrore e amore, paura e coraggio, libertà e schiavitù. Due canzoni ad aprire e chiudere la serata, entrambe dedicate alla poetessa. In chiusura due omaggi a lei dedicati da Viola Tatham e Rosanna Zabelin, che con Maryhola McMillan hanno letto brani delle sue opere quasi come un flusso di coscienza. La scenografia di Pallina60 Loon, gli script di Vincenzo ling, la musica di Imo Writer e l’ospitalità di Lukia Halderman hanno completato la scena in cui le parole hanno danzato intorno a un pubblico attento e numeroso, intervenuto all'evento sia per la causa di Vulcano che per la passione nutrita per l'autrice. Perchè "la poesia brucia la pesantezza delle parole, risveglia le emozioni e dà colori nuovi".
Pinovit Pinion
Maryhola McMillan