... e senza motivo!



mercoledì 9 novembre 2011

BACK TO HOME

(continua da http://slsenzalimiti.blogspot.com/2011/09/la-nuova-sede-di-crazy-press.html )





Nessuno è venuto, quindi, ed ha lasciato il segno!
“Dove?” chiesi a Marjorie.
“Guarda in alto e vedrai il Galeone” rispose con aria furbetta.
Orbene, quando si vuole guardare un'imbarcazione di solito non si guarda in alto, a meno che di non essere dediti alla pesca subacquea.
Ma anche stavolta Marjorie aveva ragione. Non si trattava di una nave qualsiasi.
Era il veliero di Nessuno Myoo, sospeso in aria come un desiderio inappagato ed appeso a musicali interrogativi. Non per nulla egli è un musicista in RL, manco a dirlo con la passione del disegno.
Il veliero, dunque. Imponente eppur leggero, immobile eppur fluttuante, antico eppur nuovo ed attuale.
Inafferrabile come i sogni da inseguire, tangibile come un percorso da seguire.
Steampunk? Storia? Filologia? Antiquariato? Fantasy? ...Arte!
Arte che paradossalmente concilia l'inconciliabile mettendo a nudo l'inconsistenza delle contraddizioni che ci tarpano le ali e la fantasia: essa ci dice che si può navigare anche senz'acqua e viaggiare anche senza spostarsi, purché con animo vergine si segua l'istinto e la passione, e con occhi di bimbo si guardi l'orizzonte vicino-lontano dove le favole diventano isole per immaginifici approdi.
E simili a bambini erano gli avatar che popolavano il galeone nella sera del varo. Varo, sì, perche ognuno di loro salpava dentro di sé, cercando mappe nascoste e fantastici astrolabi ad indicare le proprie mete segrete.
Dove andranno?
Dove andremo, a bordo di un sogno e con in tasca il biglietto per la speranza?
Lo chiesi a Nessuno, aggirandomi tra le sartie silenziose ed i legni cigolanti, memori di mari mai vissuti.
“ Va dove ognuno di noi, in teoria, vorrebbe farlo andare” - mi disse sorridendo -
“perché tutti abbiamo un luogo tutto nostro da condividere con le persone che amiamo: in altre parole… casa!”
Casa, sospirava l'autore, e nel suo sguardo lessi mille metafore e mille storie, prestate da antichi libri: Ulisse che tenta l'improbabile ritorno, Enea che fugge da se stesso per cercare la terra promessa, Colombo che insegue illusioni e scopre certezze, tutti naviganti del mondo e dell'anima. Tutto giusto, tutto vero, tutto condivisibile; ognuno con la propria sensibilità e le proprie aspirazioni. Comprese quelle di Nessuno, che ama confrontarsi con le sensazioni e le emozioni di chi osserva le sue opere
“ Tu sei sostenitore della tesi secondo cui è il fruitore che compartecipa all'attribuzione di un significato all'opera d'arte?” gli chiesi già intuendo la risposta.
“Assolutamente sì” - fu l'inevitabile risposta - “sono uno che riempie di molte parole le opere che manda in giro, ma si incuriosisce molto delle diverse interpretazioni fornite dagli altri che osservano con occhi diversi dai miei.”
Riflessione ovvia: ma non è questa una delle caratteristiche peculiari dell'espressione artistica?
Nessuno, tuttavia, è modesto: “Spesso trovo degli spunti di riflessione molto profondi e molto 'vicini' senza esserci arrivato prima, un po' come mettersi in discussione davanti a tutti e scoprire ogni volta degli aspetti nuovi di se stessi.”
E fin qui va bene: fa parte del gioco e risponde pienamente ai canoni estetici della comunicazione figurativa. Ma lui va oltre e si schernisce mettendo in discussione che la sua sia vera arte: “Non mi considero un artista, né virtuale né reale; faccio sculture, quando mi riesce anche molto bene, ma fare dell'arte - e farla seriamente - è tutta un'altra faccenda: ho troppo rispetto dell'arte vera per avvicinarmici.”
“Hai detto che ti consideri uno scultore e non un artista” - soggiunsi perplesso - “ma secondo te la scultura non è una forma d'arte?”
“Certo che la scultura è una forma d'arte” - precisò - “ma non la mia. Mi spiego: nella mia scultura cerco un modo per rappresentare un'idea, secondo linee che convergano il più possibile ad un universo interiore tutto da esplorare, ma non per questo necessariamente artistico, almeno non nelle intenzioni.”
“Un percorso che però puo' assumere la connotazione estetica dell'arte” - puntualizzai.
“Sì, questo si” - ammise Nessuno - ed è il motivo per cui l'equivoco persiste.”
Allora ben vengano tutti gli equivoci, i paradossi e le contraddizioni – non potetti fare a meno di pensare - se da essi può scaturire la vera arte.
A questo punto sorgeva spontanea la fatidica domanda: “Cos'è l'arte virtuale per te? qualcosa di specifico, un segmento di nicchia, o è arte tout court?”
Nessuno abilmente evitò il trabocchetto: “Per me l'arte virtuale ha rappresentato un modo per esprimere in assoluta libertà la mia creatività.”
Elementare, Watson-Myoo, elementare... ma tutt'altro che scontato, e tu lo sai bene. La libertà è un diritto dell'artista, è un suo dovere verso se stesso e gli altri, e spesso è anche una conquista. Ed il galeone spagnolo la sua libertà se la merita e se la gode mentre essa fischia silenziosa come il vento tra le gomene tese, ne gonfia le vele immobili sospingendolo verso l'infinita patria degli affetti, lo fa inclinare di lato in un “fermo immagine scattato nel momento di massimo movimento”, come Nessuno stesso mi suggerì.



Era bello visitare la nave, entrare nella stiva, salire sui ponti e scendere in coperta. Una caccia al tesoro che non era quello dei pirati, ma il tesoro degli affetti che ognuno porta nel cuore e che il racconto non-racconto delle avventure di viaggio del veliero proiettava nei segni di una sottintesa umanità che tutto permeava.
Già, perché il galeone non è disabitato. C'è qualcuno. O i simboli di qualcuno. O i suoi pezzi smontati e rimontati, ripensati e ri-costruiti per assurgere a nuovi significati, in bilico tra mistero e rivelazione, gioia e dolore, passato e futuro.
Nessuno ha così disseminato l'opera di indizi che diventano prove e di suggerimenti che sublimano in suggestioni: brandelli di mente e di cuore, tasselli di un nostalgico puzzle che conducono l'osservatore attento alla (ri)scoperta di accadimenti appena accennati per farli propri e riviverli attraverso la propria sensibilità, diventando egli stesso co-autore del racconto e compartecipe della gestazione di un'opera perennemente 'in fieri'.



Una teca translucida custodisce, o forse protegge, un “corpo” disarticolato ma organicamente (è proprio il caso di dirlo) riassemblato.
Potremmo pensare ai manichini surrealisti di De Chirico o alle figure cubiste di Braque e Picasso, ma ogni riferimento puramente accademico sfuma nella pietas suscitata da una foto di affetti familiari accanto alla figura ranicchiata in posizione quasi fetale, come in attesa di un risveglio o di una rinascita, con nuovi occhi (i donated you my eyes because you could see) e cuore nuovo (and my hearth because you could love).
In the trip of life... ma tu, Nessuno, dove viaggi? Sul ponte, sulla coffa, nella stiva o in coperta?
“Tutto il galeone è una grande metafora e come tale io la tratto; i mie 'pezzi' sono ovunque, cuore, occhi, corpo, desideri...” - mi disse - “perché io cerco di esprimere tutto ciò che mi emoziona: la bellezza, l'energia, la leggerezza, il movimento, la poesia.
Bravo Nessuno, ci hai fatto viaggiare con te alla ricerca di ciò che rischiamo di perdere per strada senza nemmeno saperlo.


Ma... now it's time to back!




Pinovit Pinion



Il Galeone dopo aver fatto bella mostra di sé ad Alaska, ora si trova qui:





2 commenti:

  1. Sono stata nell'Opera di nessuno Mio, che emozione! e poi ad un tratto l'incontro con lo più profondo di noi, l'essere ancora non nato o già finito. Io davanti alle opere di Nessuno, come Dante davanti ai peccatori per amore, mi sento venir meno. Grazie.

    RispondiElimina
  2. Grazie Volando! :ç)) E grazie anche a Pinovit per l'ottimo articolo :ç))
    nessuno myoo

    RispondiElimina