... e senza motivo!



giovedì 29 settembre 2011

Un racconto in visita a Dusty Books


Sono sola nella notte a sistemare libri nella nuova libreria che stiamo allestendo in SL: Dusty Books presso la sim Alaska. Ricevo di continuo IM ma quello arrivato in questo momento di solitudine mi riporta alla mente un evento che si svolse in primavera: il concorso per i 150 anni dell'Unità d'Italia.
Il piacevole saluto del vincitore del Concorso, Brenno Breiz, mi fa ricordare il suo racconto... allora lo condivido con voi. Buona lettura.

Marjorie Fargis






La Patria delle  Formiche di Brenno Breiz

L'alba si intravedeva tra gli steli d'erba, e schiariva il tronco dell' albero posto davanti a lui laggiù in fondo, vicino allo stagno. Quell' albero, pensò,  bisognava conquistarlo entro breve tempo, magari quel giorno stesso... 
La formica Gariboldo si guardò attorno dove, sotto foglie multicolori  e tra le rigogliose felci, si riposava il suo piccolo esercito, ormai diventato un manipolo di formiche decise a tutto, anche alla morte, per seguire lui e il suo ideale di Patria libera.
Essi seguivano lui e solo lui, Gariboldo, nominato Generale sul campo di battaglia dalle sue stesse formiche.
Sempre in prima linea, senza paura e vittorioso in ogni luogo dove era passato. Si vociferava che prima di tornare nella sua terra, egli fosse stato perfino nel lontanissimo regno delle formiche giganti, a combattere per difendere i più deboli e contro ogni ingiustizia.
Ormai il Generale Gariboldo aveva fatto della sua vita una sfida. Era un grande condottiero che sapeva sempre trovare il modo di far vibrare i cuori e muovere le armi delle sue valorose formiche.  
Ora era  preso da questa sua nuova causa, forse la più importante della sua vita, da questa idea un poco pazza di riunire tutti i territori delle formiche in un solo unico territorio, che lui chiamava Patria delle formiche.
Patria...  cosa è mai una Patria, pensava, se non un territorio comune, una terra ben definita conquistata a qualsiasi prezzo e riconosciuta poi da tutti come la terra dove sarebbero vissute in pace le sue formiche?  Non avevano forse i pesci, i pipistrelli, le lucertole, i ragni i loro posti dove stare e dove nessuno poteva andare e farla da padrone? Perchè le formiche, dopo tanto tempo di sottomissione e divisione, non potevano ribellarsi, stringersi una con l' altra, e finalmente combattere gli invasori e le dominazioni che le tenevano sottomesse e divise? 
Questa sentiva essere appunto la sua missione, e così il Generale Gariboldo un giorno organizzò un piccolo esercito di formiche, patrioti e coraggiosi, e  decise di dare guerra ai ragni e alle lucertole, arrivando un giorno finalmente al fiume che sarebbe poi stato per sempre il confine sacro della loro 'Patria'.
Cosi un giorno, sopra sette enormi foglie di fico lasciate scivolare lentamente sull' acqua, cariche di formiche armate fino ai denti, con i loro verdi elmetti fatti di bucce di piselli, e i loro carrarmati di baccelli di fagioli, silenziose e determinate sbarcarono sul Pianoro dei Soffioni.
Per prima cosa attaccarono i ragni, sorprendendoli tra i roseti vicino al fiume. Che epica battaglia fu quella!  Arrivate all' imbrunire a riva, accostarono le barche di foglia alla riva e silenziosamente sbarcarono, riunendosi poi tutte sotto l' edera rossa, al riparo dalle sentinelle-ragno che con le loro invisibili e temibili ragnatele-gabbie vigilavano su quel lato.
Le formiche addette alle barche volevano legare la tutti i costi le foglie barca a riva, per una possibile via di fuga in caso di sconfitta, ma il Generale Gariboldo, salito sopra un ciclamino di bosco, cominciò ad arringare le formiche patriote da par suo, dicendo: 'non ci deve essere e non ci sarà mai una sconfitta, nè quindi una fuga: o la Patria, o la morte. Se non riusciremo nel nostro obiettivo, moriremo qui, e diventeremo piuttosto il sacro concime per la terra dei nostri figli!'
A sentire queste parole, il coraggioso manipolo di formiche ebbe un sussulto di dignità e e di passione, e tutte le formiche, una ad una, cominciarono ad  alzare le zampette al cielo saltando e gridando: O Patria, o Morte! Ti seguiremo, Generale, anche fino alla morte. E perfino Pelucco, il pauroso trombettiere arruolato per sbaglio, che aveva una fifa boia, non ebbe nulla da obiettare, solo sussurrò solo piano: 'se sarà necessario...'.  
Alle prime scaramucce, in cui i ragni sorpresi dovettero arretrare per la sorpresa di trovarsi di fronte una così incredibile rivolta, seguì poi un' aspra battaglia combattuta in punta di aghi di pino e in molti furono trafitti. 
Alla fine le formiche però vinsero, incitate continuamente all' attacco dal Generale Gariboldo e dalla tromba del trombettiere Pelucco.
Esse conquistarono poi la robusta cittadella fortificata dei Ragni, che si misero in fuga alla fine verso nord. Ma quanto costò quella vittoria!
Lì nel terreno, tra  petali schiacciati, soffioni spezzati, brandelli di foglia e polvere, restarono nell' erba smossa tantissime formiche morte o ferite gravemente, e dappertutto si  potevano vedere zampette tagliate, antenne dimezzate, grandi occhi chiusi per sempre.
Chissà se un giorno, pensava la formica Gariboldo, le generazioni future di formiche avrebbe ricordato, avrebbero capito, avrebbero ammirato tutti questi grandi sacrifici e quelle tragiche ed eroiche morti, necessarie per creare il loro presente e il loro stesso futuro.
Chi ricorderà, anche solo per un momento, quei sacrifici immani?
Queste cose pensava il Generale Gariboldo, guardando le sue truppe all' alba, prima dell' ultima battaglia.
Una Bandiera. Si, era necessaria  una Bandiera. Una Bandiera sarebbe stata un simbolo di unione, un grande mantello che avrebbe raccolto dentro se  le loro stesse vite e la loro storia passata, presente e futura.
La pensò di tre colori. E mentre, salito il sole, il trombettiere Pelucco suonò l' ultima carica, e con un urlo disumano di forza, rabbia, volontà e orgoglio le formiche si avventarono con generosità e coraggio nella piana tra il castagno e il fosso, contro il nemico, Gariboldo capì come doveva essere la loro bandiera:  sarebbe stata Verde, come l' erba calpestata dagli eroi, sarebbe stata rossa, come il loro sangue versato, sarebbe stata bianca come la purezza dell' ideale che viveva nei loro puri cuori.
Così il Generale Gariboldo prese una foglia di acero di questi tre colori, la trafisse con un ago di pino e dandola in mano al più piccolo e pauroso dei suoi, il trombettiere Pelucco, gli disse guadandolo fisso negli occhi: ' Pelucco, questa è la nostra Bandiera...  vai..  portala oltre le linee nemiche, e piantala nel bordo del fiume, là dove dovremo arrivare, che tutti la vedano!! Fai vedere chi sei e cosa vali '.
Il piccolo e pauroso trombettiere Pelucco guardò negli occhi il Generale, e subito sentì dentro di se una forza immensa e capì cosa doveva fare.
Lo videro correre poi a perdifiato tra le truppe, nascondendosi tra l' erba più alta e sfidando le spine del porcospino, portando alta la loro nuova Bandiera; lo videro ad un certo punto piantare con forza la Bandiera sulla terra in riva al fiume, prima di essere trafitto da mille aghi di pino dalle truppe nemiche.
Alla vista di questo grande atto di eroismo e sacrificio fatto dal più debole dei loro, un ruggito tremendo di rabbia si sentì lungo tutta la linea delle formiche, e come scosse da una forza sovrumana, tutte le formiche con veemenza e violenza travolsero le truppe nemiche e finalmente arrivarono all' agognato fiume:  il loro nuovo confine, dove sventolava la loro bandiera.
Il trombettiere Pelucco fu sollevato dolcemente da mille zampette, e fu sepolto giusto sotto la sua e la loro Bandiera. 
E questa fu la testimonianza di come a volte, l' ultimo e il meno considerato da tutti possa diventare, facendo fede sul proprio orgoglio e la propria generosità, il più bravo di tutti.
Sappiamo poi come finì la storia. Le formiche, seppure a caro prezzo, riunirono il loro territorio in una unica Patria, che ora confina da fiume a fiume e da monte a monte, ed esse vissero in pace per generazioni e generazioni a seguire.
Il Generale Gariboldo all fine morì felice, seppure avesse sempre male ad una gamba, residuo delle sue mille battaglie.
Nel suo piccolo pertugio dentro le radici dell' oleandro, tra il muschio e l' edera, vicino al fiume conquistato da lui e i suoi uomini, volle che in punto di morte il suo corpo fosse avvolto nella sua Bandiera, quella che lui stesso aveva voluto prima dell' ultima battaglia, e portata dall' eroe Pelucco oltre le linee nemiche a costo della morte. 
Nell' ultimo suo istante di vita, mentre già i suoi occhi si chiudevano salutando con un battito di ciglia il mondo, il verde ridiventò l' erba della sua terra, il rosso il sangue dei suoi ragazzi morti, e il bianco eterno fu la sua ricompensa.

Brenno Breiz
Vincitore Concorso 1861Parole

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